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SESSO, SÉ E SOCIETÀ – Recensione

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  • Cirus Rinaldi

Cirus Rinaldi,
SESSO, SÉ E SOCIETÀ
Per una sociologia delle sessualità Mondadori, Milano, 2016, 352 pp.

di Irene Psaroudakis

Siamo tutti esseri sessuali? Questa può essere intesa come la domanda prioritaria che fa da sfondo al volume di Cirus Rinaldi Sesso, sé e società. Per una sociologia delle sessualità, uscito ad aprile 2016 per i tipi di Mondadori Università. L’autore ci offre un ricchissimo e minuzioso storytelling della sessualità (e del pensiero di e su essa), ac- compagnato da richiami a mondi socio- sessuali specifici e talvolta da alcune imma- gini sociologiche e approfondimenti di particolari esperienze, di interesse che va ben oltre i confini della comunità scientifica. Il testo si articola attraverso una pluralità di cornici che dagli universi più teorici (tra cui quelli clinici, psicoanalitici, tassonomici, antropologici, femministi e sociologici) spaziano verso una concezione della sessualità propriamente costrut- tivista ed interazionista, evidenziandone la costruzione sociale e la dimensione di significato sia riguardo alla sfera collettiva, sia in relazione a quella identitaria, ovvero ponendo in primo piano la costruzione del Self. Perché, come afferma Rinaldi all’inizio della sua Introduzione, «il sesso non è mai solo “sesso”»: è un divenire costante, è immagine di sé, senso e significato (fino ad assumere nel tempo quell’eccesso di signifi- cazione che ha contribuito a renderne la comprensione ancora più com- plessa), è elemento di devianza ed assunzione di ruolo (si fa sesso, si è sessuali in una varietà di modalità differenti e in altrettanti contesti, in quanto gli attori sociali sono esseri situati), è espressione di un dialogo perpetuo tra il Self e gli altri nel tentativo di una definizione comune della situazione. Rinaldi, riprendendo Brickell, dimostra che «le presentazioni del sé sessuale permettono di considerare la sessualità come fenomeno specifico alla situazione che emerge e che implica definizioni, codici e interpretazioni variabili» (182), e quindi

diventiamo sessuali perché ci viene riconosciuto un ruolo che emerge in con- dizioni storiche, giuridiche e morali specifiche, rispetto al quale acquisiamo aspettative, che dobbiamo gestire, negoziare, o persino verso cui dobbiamo opporre resistenza o da cui difenderci ma che ci dota tuttavia di copioni che informano i nostri comportamenti (189).

Adesso più che mai si nota l’urgenza di tale discussione, a ragione di un momento in cui la sessualità è forte oggetto di criticità e di dibattito. La questione è di esiziale importanza proprio in un contesto come quello at- tuale, in cui la problematica del Self e di ciò che lo caratterizza è primaria.

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